giovedì 22 marzo 2018

Insieme con Maria.



 Al via in Francia e in altre nazioni una serie di incontri islamo-cristiani
L'Osservatore Romano
(Giovanni Zavatta) «Non avrei mai immaginato di parlare un giorno di Maria in una moschea nella ricorrenza dell’Annunciazione»: parole del vescovo di Créteil, Michel Santier, pronunciate un anno fa nella moschea del comune alle porte di Parigi. Era l’edizione 2017 di Ensemble avec Marie, titolo degli incontri islamo-cristiani che si svolgono in Francia dal marzo 2015 grazie all’associazione Efesia, presieduta da Gérard Testard, già alla guida del movimento Fondacio.
Citando Isaia e il suo celebre invito, «allarga lo spazio della tua tenda» (54, 2), monsignor Santier era intervenuto non solo come ex presidente del consiglio per le relazioni interreligiose ma soprattutto come vescovo di una diocesi in cui si vive in maniera naturale e progressiva questo cambiamento, ovvero «passare da un atteggiamento di sfiducia a uno di stima».
La felice esperienza si rinnova quest’anno con una serie di incontri che si svolgeranno dal 24 marzo al 9 aprile ad Autun, Bordeaux, Cergy, Créteil, Lille, Longpont, Parigi, Toulon, Toulouse, Valence, Vénissieux e Verdun. Per la prima volta dei musulmani sunniti e sciiti si riuniranno, il 14 aprile, nel convento dei domenicani dell’Annunciazione, nell’ottavo arrondissement della capitale. Sempre a Parigi verrà organizzato il 5 maggio un evento nazionale al Sacré-Coeur di Montmartre e iniziative simili si terranno in Belgio, in Italia e in cinque paesi africani (Algeria, Benin, Burkina Faso, Niger e Repubblica Democratica del Congo).
In un clima ancora teso a causa del rischio di attentati terroristici di matrice islamica, gli incontri fra cristiani e musulmani vogliono offrire un contributo per migliorare il vivere insieme. «Un incontro è di qualità solo se vi si trasmette un’amicizia», ha detto Testard qualche giorno fa nella conferenza stampa di presentazione. È il motivo per cui questa iniziativa — ispirata alla celebrazione comune dell’Annunciazione del Signore in Libano (dove dal 2007 è considerata giorno di festa) — lascia grandi margini di manovra ai comitati locali, partendo da una fratellanza già esistente sul territorio. L’unità di intenti è assicurata da un’identità ben definita: raduni spirituali e civici sono organizzati sia nelle parrocchie sia nelle moschee, accompagnati da interventi e visite che hanno al centro la profondità della preghiera ma anche la bellezza artistica dei luoghi di culto. È quanto accade, per esempio, da dieci anni a Créteil grazie ai passi avanti compiuti nell’una come nell’altra direzione: partecipazione dei musulmani all’inaugurazione della cattedrale e dei cristiani all’apertura della nuova moschea, scambio di auguri, operazione comune «Agosto -Aiuto alimentare». L’incontro fra credenti di differenti religioni, ha osservato Santier, «non è una cosa obbligatoria, non è imposta dalle autorità politiche, viene dall’interno della propria fede. Non abbiamo la stessa esperienza di Dio ma viviamo un’esperienza spirituale per camminare insieme e diventare pellegrini della pace».
Sulla stessa lunghezza d’onda Anouar Kbibech, presidente del Raggruppamento dei musulmani di Francia, quando testimonia di essere uscito dal primo di questi incontri (nel 2015 nella basilica di Longpont-sur-Orge si riunirono più di ottocento fra cristiani e musulmani) «con le lacrime agli occhi» e cita un proverbio marocchino che recita: «Invece di lamentarti del buio, accendi una candela». Con Ensemble avec Marie, osserva Kbibech, «si accende una candela contro l’oscurantismo, ci si trova faccia a faccia per appianare i malintesi e comprendere le convinzioni e i valori dell’altro, fianco a fianco per dialogare su questioni riguardanti la società, mano nella mano per fare qualcosa insieme e ritrovarsi attorno a temi che legano le persone».
Al centro c’è la figura di Maria che unisce le comunità, «senza sincretismo — spiega Testard — perché Maria-Maryam è differente nel Vangelo e nel Corano, e senza proselitismo perché non si tratta di convertire l’altro ma di vivere come fratelli dell’umanità». Creata nel 2014, l’associazione Efesia raggruppa persone impegnate nella Chiesa e nella società, con la voglia e una buona esperienza di vita comunitaria. Poco a poco, negli anni, attraverso la preghiera, hanno costruito solidi legami fraterni e spirituali. Gli orientamenti missionari al servizio dei quali i membri di Efesia mettono a disposizione le loro competenze per l’annuncio del Vangelo sono essenzialmente tre: incontro con gli altri movimenti, comunità e organizzazioni per raggiungere il nous ensemble nella Chiesa; incontro con i poveri, qualunque sia la loro cultura e religione; incontro con le altre fedi, in particolare con i musulmani. Per vivere l’ultima di queste missioni, l’associazione si ispira al testo conciliare Nostra aetate, dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, firmata da Paolo VI il 28 ottobre 1965. «Per rinnovare il dialogo fra cristiani e musulmani bisogna incontrarsi sul piano umano e culturale con un approccio spirituale. La priorità oggi, tenuto conto dell’evoluzione attuale delle società occidentali, è di installare un vivere insieme che sia — conclude il presidente Testard — incarnato nelle città, credibile, spassionato, portatore di frutti». 
L'Osservatore Romano