giovedì 22 marzo 2018

L’esempio degli apostoli.



Simposio sulla nuova evangelizzazione in India 

(Fabrizio Contessa) L’evangelizzazione, specialmente dei poveri, dei malati e dei bisognosi, è la priorità della Chiesa in India. È quanto è stato ribadito nel corso del simposio nazionale «New Evangelization for the Church in India», organizzato nei giorni scorsi a Bangalore, capitale del Karnataka, dalla Pontifical Mission Organization e dalla Commission of Proclamation della Conference of Catholic Bishops of India. 
L’incontro, al quale hanno partecipato vescovi, sacerdoti, religiose, religiosi e fedeli laici provenienti da ogni parte del paese, è stato l’occasione per acquisire spunti e idee e affrontare con rinnovato entusiasmo le sfide del complesso contesto sociale. A partire dalla coesistenza delle diverse realtà religiose. In India, infatti, i cristiani sono poco più del 2 per cento e rappresentano la terza religione maggiormente professata. La maggioranza, infatti, appartiene alla religione hindu, quasi l’80 per cento, seguita da quella islamica, circa il 14 per cento. Una piccola percentuale raccoglie sikh, buddisti con altre religioni locali. In questa cornice purtroppo sono in aumento gli episodi di violenza a sfondo religioso, per la maggior parte proprio contro i cristiani indiani, spesso perpetrati da nazionalisti hindu. È chiaro dunque come i vescovi indiani abbiano dato voce in questo simposio nazionale alle molteplici difficoltà di un processo di nuova evangelizzazione tanto atteso e auspicato, quanto di non facile applicazione. 
In questa prospettiva, l’intervento dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, è risultato utile per offrire nuove prospettive pastorali. A ciò si sono aggiunte le riflessioni dell’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, del vescovo di Allahabad, Raphy Manjali, presidente della Commission for Proclamation, e di don Andrew Small, direttore della Pontifical Mission Societies degli Stati Uniti. 
Tra le principali riflessioni l’approfondimento della figura dell’evangelizzatore, che, è stato sottolineato, è anzitutto un missionario, con il cuore aperto per ricevere la grazia di Dio, sull’esempio degli apostoli. Si è posto così in evidenza come il concilio Vaticano II, attraverso il decreto Ad gentes, intendesse esprimere da una parte il fine specifico nell’«evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in seno a quei popoli e gruppi umani in cui ancora non è radicata», e dall’altro rilevare la necessità di una nuova spinta evangelizzatrice, giacché «i gruppi umani in mezzo ai quali si trova la Chiesa spesso per varie ragioni cambiano radicalmente, donde possono scaturire situazioni del tutto nuove. In questo caso la Chiesa deve valutare se esse sono tali da richiedere di nuovo la sua azione missionaria».
Centrale nel dibattito, poi, è stato il magistero di Papa Francesco. La lettura di Evangelii gaudium ha aperto, infatti, delle prospettive squisitamente pastorali che pongono la contemplazione, l’ascolto e l’attenzione verso l’altro, come punto cardine del processo di evangelizzazione. Il primato della contemplazione sull’azione permette di non «correre invano» nell’evangelizzare, mantenendo l’attenzione fissa sull’essenziale, la vita in Cristo e la contemplazione del Vangelo, con il cuore aperto verso l’altro. Parallelamente, l’enciclica Lumen fideidefinisce l’identità del cristiano, testimone della fede in Cristo, che costruisce la sua vita sulla verità dell’amore di Cristo. L’invito dunque è di riscoprire le «ragioni del cuore» che consentono una conoscenza coerente della fede attraverso l’amore.
Le indicazioni pastorali che derivano da queste riflessioni sono molteplici. Monsignor Fisichella, infatti, ha invitato i vescovi a riscoprire il loro ruolo di pastori, a offrire più spesso catechesi nella cattedrale per esprimere una Chiesa in uscita e sempre con le porte aperte. E, rivolto a tutti i sacerdoti, li ha invitati a vivere la nuova evangelizzazione nelle strade della diocesi e nelle case dei fedeli: non più «ti aspetto in parrocchia», ma «ti vengo a trovare nella tua casa». Centrale anche l’invito, soprattutto verso i giovani, al pellegrinaggio verso i santuari, luogo di evangelizzazione.
La risposta dunque risiede nella capacità di cogliere nell’essenza del Vangelo gli accorgimenti particolari che la nuova evangelizzazione in ogni paese rende necessari. Ancora una volta l’amore è al centro di ogni attività pastorale. Nella varietà dei contesti sembra risuonare un interrogativo: «Cosa dobbiamo fare?». Per la risoluzione di una questione apparentemente pratica interviene, ancora una volta, il primato dell’identità. Prima ancora di «fare», occorre «essere», afferma monsignor Fisichella: «Se vogliamo “fare” qualcosa per la nuova evangelizzazione, è necessario per prima cosa avere piena consapevolezza delle nostre azioni, per verificare se sono coerenti con la nostra identità di credenti. Volgiamo lo sguardo sull’essere e non sul fare; sulla nostra identità e la nostra appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa più che su iniziative individuali che spesso ci impediscono di scorgere l’essenza dell’originalità di essere cristiani». Molto interesse, in questo senso, ha suscitato il tema della formazione e della catechesi come strumento di evangelizzazione.
Al termine del convegno è stata redatta una dichiarazione conclusiva contenente 13 punti programmatici che fissano gli impegni pastorali per il futuro più prossimo dell’evangelizzazione in India. Tra questi, l’urgenza di rendere una «testimonianza credibile del Vangelo» e di porre «al centro» dell’opera di evangelizzazione l’attenzione ai poveri, ai malati, alle persone maggiormente bisognose di cure e di attenzione. Tra gli impegni assunti anche quello di garantire una solida formazione missionaria ai candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. 
«La nuova evangelizzazione — si legge nel documento finale — è la risposta alle domande più profonde affrontate dalla Chiesa e dall’umanità. È l’unica speranza genuina per un mondo migliore e un futuro più luminoso». Infatti, viene sottolineato, «nel nostro paese affrontiamo la sfida della crescente povertà, della criminalizzazione della politica, della corruzione nella vita pubblica, della violenza contro donne e bambini, della manipolazione dei media, del degrado ambientale e della negazione del diritto costituzionale alla libertà di religione». Uno scenario, in cui, «pochi godono della maggior parte della ricchezza, del potere e delle opportunità che danno origine a una divisione tra le varie parti della società, nonostante tutti i progressi tecnologici ed economici».
Il simposio ha dunque rappresentato un’opportunità per riflettere sulla missione evangelizzatrice della Chiesa nel contesto indiano. Sono state individuate le opportunità e le sfide, ed è stata resa evidente la natura missionaria della Chiesa, che nella nuova evangelizzazione, afferma monsignor Fisichella, «esprime l’essenza del Vangelo, per rafforzare la fede e superare l’indifferenza e suscitare uno stile di vita coerente. La nuova evangelizzazione parte da qui: dalla credibilità della nostra vita da credenti e dalla certezza che la grazia agisce e trasforma a tal punto da convertire il cuore. È un lungo viaggio che i cristiani ancora si trovano a intraprendere, dopo duemila anni di storia». 

L'Osservatore Romano