venerdì 2 marzo 2018

Perché l’uomo non si salva da solo



Presentata la lettera della Congregazione per la dottrina della fede. 

Neo-pelagianesimo e neo- gnosticismo: sono le due «tendenze riduzioniste che minacciano il cristianesimo odierno» Per ribadire che «la salvezza, secondo il disegno d’alleanza del Padre, consiste nella nostra unione con Cristo» e dare risposte chiare a queste due tendenze la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato la lettera Placuit Deo rivolta ai vescovi della Chiesa cattolica e dedicata ad «alcuni aspetti della salvezza cristiana».
A presentarla giovedì mattina, 1° marzo, nella Sala stampa della Santa Sede, sono stati l’arcivescovo prefetto Luis Ladaria Ferrer e l’arcivescovo segretario Giacomo Morandi.
La lettera, ha spiegato il primo citando il testo dell’introduzione, intende «mettere in evidenza, nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali». Quali sono queste trasformazioni culturali che «offuscano la confessione di fede cristiana, che proclama Gesù unico e universale Salvatore»? Il Pontefice, ha ricordato il prefetto, nel suo magistero ordinario «fa spesso riferimento a due tendenze che assomigliano, in alcuni aspetti, a due antiche eresie». Si tratta, appunto, del pelagianesimo e dello gnosticismo, anche «se è grande la differenza tra il contenuto storico odierno secolarizzato e quello dei primi secoli cristiani».
In particolare, ha detto monsignor Ladaria Ferrer, «nei nostri tempi prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri». Dall’altra parte, «un certo neo-gnosticismo presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo». Soffermandosi sulla parte antropologia e cristologica della lettera, il presule si è chiesto se oggi la salvezza interessa ancora all’uomo. La risposta è contenuta nell’esperienza, la quale insegna che «ciascun uomo è alla ricerca della propria realizzazione e felicità». Molto spesso questa «aspirazione coincide con la ricerca della salute fisica, del benessere economico, della pace interiore, di una serena convivenza». A questo desiderio positivo del bene si affianca poi «la lotta a ogni tipo di male: l’ignoranza, la fragilità, la malattia, la morte».
Riguardo a tali aspirazioni, il prefetto ha fatto notare come la fede in Cristo, «rifiutando ogni pretesa di autorealizzazione neo-pelagiana attraverso il possesso, il potere, la scienza o la tecnica», insegni che niente di creato può «soddisfare del tutto l’uomo, perché Dio ci ha destinati alla comunione con lui e il nostro cuore sarà inquieto finché non riposa in lui, come scrive sant’Agostino». Il Papa, ha aggiunto il presule, chiama queste tendenze “neo-pelagiane” perché «hanno in comune con il pelagianismo la dimenticanza dell’opera di Dio in noi».
Inoltre, ha detto, è necessario ricordare che «l’origine del male non si trova, come insegnavano le antiche dottrine gnostiche e oggi in certo modo si ripropone, nel mondo materiale e corporeo». Infatti, «la separazione da Dio, a causa del peccato, porta alla perdita dell’armonia tra gli uomini e degli uomini con il mondo, introducendo il dominio della disgregazione e della morte».
Secondo la fede cristiana, «non solo l’anima, ma anche il corpo brama la salvezza». E per comprendere più a fondo «la grande novità di Cristo salvatore, ignorata in queste tendenze, bisogna ricordare il modo in cui Gesù è salvatore». La salvezza che Gesù ha portato, infatti, «non avviene in modo soltanto interiore, in forma intimistica e sentimentale, come vorrebbe la visione neo-gnostica».
Gli ha fatto eco l’arcivescovo Morandi, il quale ha osservato come «la visione individualistica neo-pelagiana e quella meramente interiore neo-gnostica, contraddicono apertamente anche l’economia dei sacramenti, per mezzo dei quali Dio ha voluto salvare ogni persona umana». Quest’ultima, ha sottolineato, «si oppone alle tendenze neo-gnostiche che propongono una salvezza semplicemente interiore, intesa come liberazione dal corpo e dalla relazioni concrete in cui vive la persona». Al contrario, «la vera salvezza, lungi dall’essere liberazione dal corpo, include anche la sua santificazione». D’altronde, chi ha trovato Gesù salvatore è «sempre missionario e vive di una grande speranza». Per questo la breve conclusione della lettera «accenna alla dimensione missionaria ed escatologica della vita cristiana». Inviata da Dio a tutti i popoli, la Chiesa «si sforza di annunciare il Vangelo, la vera buona novella della salvezza, a tutti gli uomini». E collega questo annuncio con «la disponibilità a stabilire un dialogo sincero e costruttivo con i credenti di altre religioni, nella fiducia che Dio può condurre verso la salvezza in Cristo tutti gli uomini di buona volontà».

L'Osservatore Romano